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UN CURIOSO ACCIDENTE 133

Giannina. Pensava anche io nello stesso modo.

Filiberto. Voglio interessarmi a favore di monsieur de la Cottene.

Giannina. In qual maniera, signore?

Filiberto. Persuadendo monsieur Riccardo ad accordargli la sua figliuola.

Giannina. Non vi consiglio poi inoltrarvi tanto in sì fatto impegno.

Filiberto. Sentiamo che cosa dice il tenente.

Giannina. Sì, sentitelo. (È necessario ch’io lo prevenga).

Filiberto. Non crederei ch’egli volesse partir per ora.

Giannina. So per altro che egli aveva ordinato la posta.

Filiberto. Mandiamo tosto a vedere.

Giannina. Anderò io, signore. (Non vorrei per far bene aver fatto peggio). (parte)

SCENA V.

Monsieur Filiberto solo.

Parevami interamente di far un torto alla mia figliuola, dubitando di lei. Ho piacere di essermi sempre più accertato della di lei bontà. Egli è vero, che fra le sue parole si potrebbe nascondere la bugia; ma non la posso credere sì artifiziosa. E figliuola di un padre che ama la verità, che non sa fingere nemmen per ischerzo. Tutte le cose che ella mi ha detto, sono assai ragionevoli. L’uffiziale sarà invaghito di madamigella Costanza. Quel superbaccio di suo padre non lo crederà partito bastevole per contentare la di lui vanità, ed io, se posso, voglio essere mediatore di queste nozze. Da una parte un poco di nobiltà sfortunata, dall’altra un poco di ricchezza accidentale, parmi che si bilancino fra di loro, e che ciaschedun ci abbia da ritrovare il suo conto.