Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/158

Da Wikisource.
148 ATTO SECONDO

Giannina. No, amica, non è possibile ristrignere in brevi termini le infinite cose ch’egli ha da dirvi.

Costanza. Bastami ch’egli me ne dica una sola.

Giannina. E che vorreste ch’ei vi dicesse?

Costanza. Se veramente mi ama.

Giannina. Compatite, madamigella. È troppo onesto il signor tenente per parlar d’amori in faccia di una fanciulla, (accenna se medesima) Posso bensì, partendo, facilitare il vostro colloquio, togliendo a voi la soggezion di spiegarvi. (in atto di partire)

Cotterie. Fermatevi, madamigella.

Costanza. Sì, fermatevi, e non mi mortificate più oltre. Assicuratevi che non avrei ardito parlar di ciò, se voi non me ne aveste dato l’eccitamento. Non arrivo a comprendere gli accenti vostri. Farmi di riconoscervi della contraddizione; ma comunque ciò siasi, attenderò dal tempo la verità, e per ora mi permetterete ch’io parta.

Giannina. Cara amica, compatite le oneste mie convenienze. Siete padrona di andarvene e di restare, qual più vi aggrada.

SCENA III.

Monsieur Filiberto e detti.

Filiberto. Bellissima compagnia! Ma perchè in piedi? Perchè non vi accomodate?

Giannina. Costanza sta per partire.

Filiberto. Perchè sì presto? (a Costanza)

Giannina. Ha la zia che l’aspetta.

Filiberto. No, figliuola, fatemi il piacer di restare. Possiamo aver bisogno di voi, e in questi affari i momenti sono preziosi. Ho mandato ad avvisar vostro padre, che assai mi preme di favellargli. Son certo ch’egli verrà. Gli parlerò a quattr’occhi; ma niente niente ch’io lo trovi disposto ad acconsentire, non voglio lasciargli adito al pentimento. Vi chiamo entrambi nella mia camera, e si conclude sul fatto.

Cotterie. (Ah, sempre più il caso nostro peggiora!)