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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/163

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UN CURIOSO ACCIDENTE 153

deltà che conviene; vi chiedo, non per obbligo, ma per grazia, un qualche picciolo sovvenimento.

Filiberto. Bene, qualche cosa farò in benemerenza del tuo buon servizio. Lo hai ritrovato lo sposo?

Marianna. Sì, signore.

Filiberto. Brava. Me ne rallegro. Si viene a dirmelo a cose fatte?

Marianna. Compatite, signore. Io non ci avrei pensato per ora, se l’accidente di dover coabitare con un giovane parecchi mesi, non me ne avesse data occasione.

Filiberto. E che sì, che ti sei innamorata del servitore dell’uffiziale?

Marianna. Per l’appunto, signore.

Filiberto. E non hai difficoltà di andar con lui per il mondo?

Marianna. Io mi lusingo che resti qui. Se il suo padrone si marita egli pure, come mi dicono...

Filiberto. Sì, è facile che si mariti.

Marianna. Niuno lo può sapere meglio di voi.

Filiberto. Io sono impegnatissimo per consolarlo.

Marianna. Quando siete persuaso voi, io conto la cosa per bell’e fatta.

Filiberto. Vi ponno essere delle difficoltà, ma spero di superarle.

Marianna. Per parte della fanciulla non crederei.

Filiberto. No, anzi è innamoratissima.

Marianna. Certamente, così mi pare.

Filiberto. E tu, quando pensi di voler fare il tuo matrimonio?

Marianna. Se vi contentate, lo farò anch’io, quando si sposerà la padrona.

Filiberto. Qual padrona?

Marianna. La mia padrona, vostra figliuola.

Filiberto. Quand’è così, vi è tempo dunque.

Marianna. Pensate voi che si abbiano a differir lungamente le di lei nozze?

Filiberto. Bellissima! si ha da parlar di nozze, prima di ritrovarle lo sposo?

Marianna. Ma, non c’è lo sposo?