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160 ATTO SECONDO

Filiberto. Sì, ma vi vuol coraggio.

Cotterie. Del coraggio non me ne manca. La difficoltà sta nei mezzi.

Filiberto. I mezzi non son difficili. Sentite quel che mi suggerisce il pensiere. Madamigella Costanza dev’essere ancora dalla di lei zia. Fate quel ch’io vi dico, sagrificate il pranzo per oggi, ch’io pure in grazia vostra farò lo stesso. Andatela a trovare. Se ella vi ama davvero, fate che si disponga a dimostrarvelo con i fatti. Se può sperare la zia favorevole che implori la di lei protezione, e se vi acconsente, sposatela.

Cotterie. E se il genitore sdegnato minacciasse la mia libertà?

Filiberto. Conducetela in Francia con voi.

Cotterie. Con quai provvedimenti? con qual denaro?

Filiberto. Aspettate. (va ad aprire un burò)

Cotterie. (Oh cieli! Ei non s’avvede che mi anima ad una intrapresa, il di cui danno potria cadere sopra di lui medesimo).

Filiberto. Tenete; eccovi cento ghinee in danaro, ed eccovene quattrocento in due cedole. Cinquecento ghinee possono essere sufficienti per qualche tempo. Accettatele dall’amor mio. Penserò io a farmele restituire dal padre della fanciulla.

Cotterie. Signore, io sono pieno di confusione...

Filiberto. Che confusione? Mi maraviglio di voi. Vi vuole spirito, vi vuol coraggio. Andate tosto, e non perdete i momenti invano. Io intanto andrò ad osservare gli andamenti di monsieur Riccardo, e se potrò temere ch’ei venga a sorprendervi, troverò persone che lo tratterranno. Avvisatemi di quel che accade, o in persona, o con un viglietto. Caro amico, mi pare di vedervi già consolato. Giubbilo per parte vostra. Addio. La fortuna vi sia propizia. (Non vedo l’ora di veder fremere, di vedere a disperarsi Riccardo). (va a chiudere il burò)

Cotterie. (Mi dà il consiglio, e mi dà i denari per eseguirlo? Che risolvo, che penso? Prendasi la fortuna per i capelli, e non si dolga che di se stesso, che meditando l’altrui cordoglio, procaccia a se medesimo la derisione). (parte)