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l’amico italiano sul teatro e a corte. Nelle trattative che parevano già mature per l’andata del Nostro a Vienna il Favart ebbe certo parte non piccola (cfr. vol. II, p. 189) e quando a merito di fortunate ricerche sarà dato far un po’ di luce sull’invito giunto al Goldoni da Parigi, non ci stupiremo di leggere tra i nomi dei mediatori quello del Favart e accanto al suo quello del Duni. Anche in mezzo ai torbidi della rivoluzione, più fatali che mai ai due vegliardi che per essi avevano perduto i benefizi della Corte, l’amicizia li confortò. Ai due era rimasto compagno fedele un altro scrittore ottuagenario, il Laplace (v: Premessa). L’abate Cosson, poeta e professore, brindò un giorno alla salute dei tre vegliardi così:

          Quoique auteurs connus, bien que vieux,
          On peut s’en aimer encor mieux:
          La preuve en est rare et bien chère!
          Célébrons donc tous, à plein verre,
          L’amitié qui rassemble ici
          Favart, Laplace et Goldoni.

(ibid., vol. I, p. LXXXIII).

Pochi mesi innanzi la morte, Simon Favart diresse «au Molière de l’Italie, Digne nourisson de Falle», al suo «très-cher Goldoni» un grazioso invito in versi (ibid., pag. LXXXIV). L’anno 1790 «le trois Nestors de la litterature, Goldoni, Favart, et La Place» s’adoperarono per ottenere una legge che fissasse la proprietà letteraria (De Soleinne, Bibliothèque dramatique, Paris, 1843, vol. V p. 36, n. 156), non senza frutto (Favart, Mémoires, ecc., vol. I, p. LXXXIIl). A questo loro passo si riferisce un decreto della stessa Assemblea (1792) «honorant des temoignages de son estime MM. Laplace, Goldoni et Favart, qui viennent réclamer sa justice au nom de toute la littérature et dramatique, chargeant son Comité d’instruction publique de lui presenter jeudi 8 fevrier, un rapport sur cet objet» (Italie et la France, 5 aprile 1907, p. 116).

Da parte del Goldoni il miglior attestato d’affettuosa stima al Favart è in questa sua dedicatoria. Dove egli rende omaggio pure alla moglie dell’amico, Justine Duronceray, detta la Chantilly (n. nel l727, m. nel 1777), famosa attrice, cantante, autrice, nel cui vasto bagaglio artistico troviamo l’Isle des Fous, parodia dell’Arcifanfano, e i Caquets, la nota imitazione dei Pettegolezzi (Pougin, Madame Favart, Paris, Fischbacher, 1912, p. 62). Di più vi si fa simpatica menzione di tutto quel gruppo di letterati e amici che s’adunavano la domenica a lieto simposio, offerto a volta a volta da ciascuno di loro (v: anche le Memorie, p. III, cap. V e le ottime note di G. Mazzoni a pagg. 424, 425 [vol. III] della sua ediz.; Componimenti minori, ed. Pasquali, vol. II, p. 238). N’erano escluse le donne (come dal casino delle Donne curiose e dal banchetto dei Morbinosi alla Giudecca!), ma riusci a rompere la consegna la celebre Sophie Arnould. Perchè le Memorie tacciono questo nome? Al fascino della sua ventenne bellezza e del suo canto i nove commensali s’arresero a discrezione.

Solo tre fuggevoli accenni al Favart contengono le Memorie. Dispersi i domenicali, se ne legge il nome tra quelli della comitiva che si raccoglievano una