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226 ATTO SECONDO

Fabrizio. Con quanto piacere ho incontrato l’onore di render servigio a lei ed al figlio, con altrettanto rammarico mi trovo in grado di dovermene ora pentire.

Giulia. Benissimo detto.

Fabrizio. Il signor don Alessandro, poco ricordevole degl’impegni suoi e delle mie attenzioni...

Giulia. Sospendete. Ecco il mastro di casa.

SCENA IV.

Pasquale e detti.

Pasquale. Sia ringraziato il cielo. Sono fuori del maggior impiccio di questo mondo.

Giulia. Il padrone ha licenziata la servitù, ed io ho bisogno di valermi di voi per un’ambasciata.

Pasquale. SIgnora, in questo momento ho avuta la fortuna di essere licenziato ancor io.

Giulia. Anche voi?

Pasquale. Ancor io.

Giulia. E per qual motivo?

Pasquale. È venuta Lisetta a domandarmi per ordine suo. Ei l’ha sentita. È montato in bestia, e mi ha licenziato.

Giulia. A me un simile trattamento?

Pasquale. Perdoni se in qualche cosa ho mancato, mi raccomando alla di lei protezione, e le faccio umilissima riverenza.

Giulia. Volete voi partir subito?

Pasquale. Subito.

Giulia. Non volete farmi il piacere di un’imbasciata?

Pasquale. Per carità mi dispensi. Sa con chi abbiamo da fare.

Giulia. Andate.

Pasquale. Mi piange il core per lei; ma vi vuol pazienza, (parte.)