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LA DONNA DI MANEGGIO 241

Orazio. Per obbedirla. (dà il pollastro a don Properzio)

Properzio. Cavatevi quel grembiale.

Orazio. Subito.

Properzio. Non lo strapazzate.

Orazio. Perdoni.

Properzio. Andate a veder chi è.

Orazio. Per obbedirla. (parte e poi ritorna)

Properzio. Poh! è pur magro arrabbiato questo pollastro! È vero che costa un paolo; ma per un paolo si poteva avere qualche cosa di meglio.

Orazio. È il signor don Alessandro.

Properzio. Che vuol da me il signor don Alessandro?

Orazio. Domanda della padrona.

Properzio. Sciocco! E sono io la padrona? Ho la gonnella io? Ho la cuffia in capo? Che vada dalla padrona.

Orazio. (In atto di partire.)

Properzio. No, aspettate, ditegli che venga da me.

Orazio. Per obbedirla. (va per partire, poi torna indietro) Il pollastro? (a don Properzio)

Properzio. Sciocco! Volete andargli incontro col pollastro in mano?

Orazio. Perdoni. (Si cucinerà questa sera). (parte)

SCENA XIV.

Don Properzio, e poi don Alessandro.

Properzio. Non sanno niente costoro, non sanno niente. (nasconde il pollastro)

Alessandro. Faccio umilissima riverenza all’amabilissimo don Properzio.

Properzio. Servitor suo divotissimo.

Alessandro. Perdoni se con tanta frequenza ardisco d’importunare il di lei veneratissimo domicilio.

Properzio. Anzi... anzi... l’abbondanza delle di lei grazie empie di estremo giubbilo la mia casa.