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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/265

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LA DONNA DI MANEGGIO 253

Aspasia. Lo sa ancora don Alessandro?

Giulia. Sì, lo sa. Ha veduto il viglietto.

Aspasia. E che cosa ha detto?

Giulia. Gli parve strano; ma poi...

Aspasia. Ma poi ci ha dovuto stare.

Giulia. Per necessità, e per dovere.

Aspasia. Ci ho gusto, davvero, ci ho gusto. (ridendo)

Giulia. Voi avete gusto di tutto.

Aspasia. Sì, ci ho un gusto pazzo. (come sopra)

Giulia. Mi dispiace che tutto ciò vi sia venuto a notizia; ma poichè avevate saputo l’intrigo, è stato bene ch’io vi abbia manifestato lo scioglimento.

Aspasia. Non avrei dato questo piacere per cento doppie.

Giulia. Non può negarsi, che don Alessandro non abbia usato un mal termine verso di voi.

Aspasia. Oh! non ci penso io.

Giulia. Ma è stato un caso.

Aspasia. Sì, accidenti che nascono.

Giulia. Vi posso assicurare, che è veramente pentito.

Aspasia. Poverino! è di buone viscere. (ironicamente)

Giulia. E si chiamerà felicissimo, se gli perdonerete il trascorso.

Aspasia. Oh! gliel’ho perdonato.

Giulia. Lo dite di cuore?

Aspasia. Sicuramente. (Maladetto!)

Giulia. (Eh, ti conosco; non ti credo). Volete ch’io gli parli?

Aspasia. Parlategli. (con indifferenza)

Giulia. Volete ch’io lo costringa a domandarvi perdono?

Aspasia. Non c’è questo bisogno; gli ho perdonato.

Giulia. E circa alle vostre nozze?

Aspasia. Se il cielo vorrà, mi mariterò.

Giulia. Con lui.

Aspasia. Con lui? Col diavolo, ma non con lui.

Giulia. E dite che gli avete perdonato?

Aspasia. Sì, gli ho perdonato; ma non lo voglio vedere.

Giulia. Bella maniera di perdonare.