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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/267

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LA DONNA DI MANEGGIO 255


Giulia. Sì, certo, l’aspetto a momenti.

Aspasia. E che cosa deve venire a fare da voi?

Giulia. Dee qui venire con un notaro; onde se voi voleste sfuggir l’incontro...

Aspasia. A qual fine ha qui da venire con un notaro?

Giulia. Voglio escir dall’impegno, in cui sono, con solennità e con decoro. Voglio che in atti notariali si stenda tutta la serie de’ fatti. Voglio la rinunzia di donna Aurelia autenticata; voglio lo stesso per parte di don Alessandro; e colla stessa occasione farò seguire lo scioglimento delle vostre nozze.

Aspasia. Questo non si può fare senza di me. (con calore)

Giulia. Ma voi non ci volete essere.

Aspasia. Sì, ci sarò: per questo motivo non ho difficoltà di esserci.

Giulia. Ma non vorrei che nascesse poi qualche scandalo.

Aspasia. Cosa avete paura? Che lo ammazzi, che lo bastoni? Se lo strapazzerò ben bene, se lo avrà meritato.

Giulia. (Chi non lo vede, che è innamorata?)

SCENA V.

Don Properzio e le suddette.

Properzio. Con permissione. Veda quanta stima e quanta venerazione ho per la mia signora: in mancanza de’ servitori, vengo io medesimo a farle un’ambasciata.

Giulia. Troppo gentile, signore.

Properzio. Ella è domandata da un giovine, che non so dirle chi sia.

Aspasia. (Sarà don Alessandro). (ansiosamente a donna Giulia)

Giulia. (Potrebbe darsi) (a donna Aspasia) Non lo conosce? (a don Properzio)

Properzio. Lo conosco, ma non mi sovviene. L’ho veduto altre volte, ma non mi ricordo chi sia.

Aspasia. (Sarà egli senz’altro). (come sopra)

Giulia. (Non facciamo scene in presenza di mio marito). (a donna Aspasia)