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con tinte alquanto esagerate, Luigia Codemo, Chioggia e Schio, Ven. 1872, rist. in Svago a buona scuola, Treviso, 1880; e Charton Edoardo, Chioggia, dans la Lagune Vénitienne, in Le tour da monde, ult. fasc. 1873: più di recente R. Calzini, L’isola della felicità, in Emporium, luglio 1910; o Gino Piva, I piloti del nostro mare, in Resto del Carlino, 24 genn. 1915).

Ora in mezzo a questo popolo che aveva suoi costumi, sue tradizioni, sue occupazioni, un’indole sua propria, e quasi un suo dialetto, il Goldoni aveva abitato interrottamente fra il 1721 e il 1729, cioè fra i 14 e i 22 anni, in quell’età in cui s’imprimono più fortemente nell’animo le sensazioni. Ne parlò per la prima volta nella prefazione del t. V dell’edizione Pasquali delle sue Commedie (v. vol. I della presente ed., p. 15) che usci l’anno 1763; ne tornò a parlare nella prefazione alle Baruffe Chiozzotte, che uscirono l’anno 1774 nel t. XV, e infine nel capitolo quarto delle Memorie francesi, stampate nel 1787. A Chioggia il giovine Goldoni, come tutti ricordano, capitò improvvisamente alla presenza della madre dopo la fuga da Rimini con la compagnia degli attori comici; a Chioggia segui per qualche tempo il padre nelle visite agli ammalati, finchè per poco non ammalò lui stesso in grazia d’una fanciulla «assai più bella che onesta» (vol. I, p. 18); a Chioggia veniva da Pavia nei mesi di vacanza, e vi leggeva le commedie del Cicognini e del Fagiuoli, e la Mandragola del Machiavelli, e vi scrisse «una quantità di Sonetti» e un panegirico di S. Francesco, e certi «dialoghi comici per alcune fanciulle in un Monastero» (vol. I, pag. 32); qui fece un amaro ritorno quando fu scacciato dal collegio Ghisleri, e qui finalmente entrò negli uffici pubblici quale aggiunto al coadiutore del Cancelliere criminale (vol. I, p. 46), dal gennaio del 1728 all’aprile del 1729, essendo podestà il N. U. Francesco Bonfadini (v. lettera di dedica della Donna di garbo ad Andriana Dolfin Bonfadini: vol. I della presente ed.).

Nelle memorie scritte in lingua francese il Goldoni aggiunse, prima di descrivere la partenza per Feltre, una storia fra comica e romanzesca d’un suo amore con una bella e ricca educanda del convento delle monache di S. Francesco, la quale non volendo attendere troppo a lungo il futuro dottorino, lo tradì bellamente e si accontentò di sposare il vecchio tutore. Non sappiamo se in questo racconto la fantasia aiutasse il poeta delle Baruffe Chiozzotte. Secondo una tradizione raccolta da G. M. Urbani de Gheltof (ripetuta dal Molmenti, l. c, p. 104, e da altri), il Goldoni abitava proprio «di fronte al monastero di S. Francesco e precisamente nella casa domenicale di Rosalba Carriera, la gentile e meravigliosa pittrice a pastelli»; e la ragazza si afferma a Chioggia che fosse della nobile famiglia Marangoni (C. G. a Chioggia, in Ateneo Veneto, dic. 1883, p. 329). Ma in quello stesso scritto l’Urbani, che tante volte si compiacque di canzonare i propri lettori, dice altre cose alle quali non dobbiamo prestar nessuna fede. Credo opportuno, ciò non ostante, di riferire le sue parole: «L’Archivio Civico di Chioggia possiede in parecchie filze il resoconto dei processi, gran parte dei quali è scritta di pugno del Goldoni. E non è meraviglia se in quelle stesse carte troviamo il tessuto delle Baruffe Chiozzotte, gli elementi necessari ad ispirarle. - Nel 1731 Francesco Rossetti padron di barca intentava un processo a Zuane Varagnolo detto il Cortesan, imputato di insidie amorose alla fidanzata del Rossetti, e di averlo