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238 ATTO SOLO


essere un poco geloso. Se l’amaste troppo, se vi piacesse moltissimo, voi avreste delle maggiori inquietudini.

Marchese. Veramente non saprei dir io medesimo, se meglio fosse una sposa amabile con un pochino di gelosia, o una brutterella senza timori.

Tenente. Volete ch’io vi dica, che cosa sarebbe meglio?

Marchese. Quale sarebbe l’opinione vostra?

Tenente. Il non avere sposa di sorte alcuna. Poichè, se è bella, piacerà a molti, se è brutta, non piacerà nè agli altri, nè a voi. Se è brutta, avrete un diavolo in casa; se è bella, avrete dei diavoli in casa e fuori di casa.

Marchese. In somma voi vorreste che tutti vivessero alla militare.

Tenente. Sì, e credo non ci sia niente di meglio al mondo. Oggi qua, domani là; oggi un amoretto, domani un altro. Amare, far la corte, servire, e a un tocco di tamburo, salute a chi resta, e buona ventura a chi parte.

Marchese. E appena giunto ad un quartiere novello, innamorarsi subito a prima veduta.

Tenente. Sì, in un batter d’occhio. Se questa giovane, che è qui alloggiata, è niente niente di buono, m’impegno farvi vedere, come si fa ad innamorarla con due parole.

Marchese. Tutto sta, che vogliano compagnia.

Tenente. E perchè avrebbono da ricusarla?

Marchese. Bisogna vedere di che umore è suo padre.

Tenente. Gli parlerò io, m’introdurrò francamente. Faremo amicizia in un subito alla militare.

Marchese. Ma, caro amico, non ci fermiamo qui troppe ore.

Tenente. Gran premura è la vostra! Eppure, secondo ciò che mi avete detto, non vi aspettano a Milano che da qui un mese. Partiremo alle ventidue, viaggieremo di notte, e domani senz’altro sarete in tempo di sorprendere gentilmente la vostra sposa. Intanto, se volete riposare, andate lì nella nostra camera. Io voglio andare in cucina a vedere che cosa ci daranno da desinare, ed a sentire questo vino di Monferrato, che non vorrei ci corbellassero sulla fede. Nasca quel che sa nascere, se aves-