Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1915, XX.djvu/252

Da Wikisource.
242 ATTO SOLO

Contessa. Sì, volentieri: io sono troppo sincera per poter nascondere la verità. Mio padre mi ha destinata in isposa ad un cavaliere ch’io non conosco. Non l’ho veduto mai, e non so s’io possa lusingarmi di dover essere con lui felice. Non mi cale ch’egli sia bello, non desidero ch’ei sia vezzoso; il più vago, il più brillante giovane di questo mondo potrebbe avere agli occhi miei qualche cosa di ributtante che mi spiacesse, e mi ponesse in necessità di fargli conoscere la mia avversione. Più dell’aspetto suo è interessante per me il suo carattere. Chi mi accerta ch’egli sia umano, virtuoso, trattabile? La ricchezza, la nobiltà non mi lusingherà mai di star bene, se non avrò la pace del cuore, e questa vogl’io difenderla ad ogni costo, con quel dono di libertà che mi è concesso dal cielo. Mio padre, a dispetto delle mie proteste, ad onta delle mie ripulse, ha sottoscritto un contratto che mi potrebbe sagrificare. Ho de’ parenti in Milano che, persuasi delle mie ragioni, mi compatiscono; ed egli, per levarmi ogni adito, ogni soccorso, vuol condurmi a Torino, vuol pormi al fianco di sua sorella, ch’è l’autrice di tal contratto, e piacciami o mi dispiaccia lo sposo, vuole costringermi a legarmi seco. Non ho potuto resistere alla improvvisa risoluzione sua di partire. Mi lascio con lui condurre a Torino, ma risoluta, risolutissima di protestare la mia avversione, quando mi trovassi disposta ad aborrire il consorte. Andrò io stessa a gettarmi a’ piedi di quel sovrano, chiederò giustizia contro le violenze del padre; pronta a chiudermi in un ritiro per sempre, anzichè porger la mano ad un oggetto che mi paresse spiacevole, pericoloso ed ingrato.

Marchese. Signora, io non so condannare nè le vostre massime, nè i vostri timori, nè le vostre risoluzioni. Vi compatisco anzi, e vi lodo; e s’io fossi quel desso, a cui vi avessero destinata in isposa, vi lascierei in pienissima libertà, quando avessi la sfortuna di non piacervi.

Contessa. Signore, io vi ho detto sinceramente di me tutto quello che potea dirvi; ditemi ora voi qualche cosa intorno al carattere del vostro amico.