Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1915, XX.djvu/282

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giorni? chi ti obbligava di farlo? Non meritava il tuo Paese quel rispetto e quell’attenzione che ti vanti presentemente di usare? Se ciò avesti fatto a principio, non faticheresti ora nello stampar le tue opere per correggerle, o migliorarle. Sì, amico, tu dici vero; ma la necessità di far molto, per profittare mediocremente, tradiva sovente la buona intenzione. L’ho fatto quando ho avuto tempo di farlo. Il pubblico ha conosciuto qualche volta la mia fatica, e il più delle volte si è contentato di una facilità fortunata. La Commedia, che ora leggerai, è brevissima, pure è Commedia intera, ed ho più faticato per farla breve, di quello avrei fatto allungandola: fatica assai dilettevole. Così piacciono le Commedie a Parigi. Ma sola1 non empie mai lo spettacolo; se ne danno due o tre per sera. Piace la varietà; e la novità, quand’è aggradita, prevale. Io non poteva mai lusingarmi che una mia prima rappresentazione in Parigi avesse a riportare un sì buon successo. La quantità d’eccellenti autori, che qui fioriscono, il lungo uso che qui hanno di gustare le migliori Commedie, il gusto particolare della nazione, la varietà della lingua, il poco tempo che ho avuto di riflettere e di osservare, tutto mi metteva in disperazione. Pure, lo crederesti? Parevami la prima sera di ritrovarmi nella mia Patria, fra miei antichi parziali, e di sentire le stesse mani de’ miei amorosi compatrioti. Scrivo ciò in pubblico, per far parte agli amici miei della mia contentezza. Suppongo, Lettor cortese, che tu sia di quelli che mi amano, e come tale ti abbraccio.


Umiliss. Devotiss. e Obbligatiss, Serv.
Carlo Goldoni.


  1. Così il testo. Forse si deve leggere: Ma una sola