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Citiamo ancora il Rabany, pel quale la commedia «est une pièce des plus faibles de G.», la scena della riconciliazione «fait songer au Dépit amoureux», il personaggio di Silvio «est visiblement inspiré du Misanthrope» (C. G. Le Théâtre ecc., pp. 233, 259, 262); e Chatfield-Taylor che la stima «stereotyped, though nimble comedy» (Gold. A Biography, New- York, 1913, p. 503).

Dei critici nostri, anche per Galanti è «un mediocre lavoro, accolto più con benevolenza che con festa» (C. G. a Venezia nel sec. XVIII, p. 435); per Maria Ortiz «men che mediocre», e critica con buon fondamento il Falchi, che, tutto dire, mette questo Amor pat. insieme al Bourru tra le produzioni notevoli di Goldoni a Parigi, più curando al solito gl’intendimenti sociali dell’A. che il pregio artistico dell’opera (Rassegna goldon. in Giorn. storico della letter. ital. LII, 154-155, p. 194); finalmente Attilio Momigliano, cui sembra «senza nessun’azione, nemmeno quella necessaria perchè si riveli un lato d’un carattere; lo stesso contrasto fra i due sentimenti di Camilla appare mal posto ed ineguale, anche perchè la triste condizione di Pantalone e delle figlie non ha evidenza» (I limiti dell'arte goldon. in Scritti Vari in onore di Rod. Renier, p. 85-89).

Di recite in Italia, appena una al S. Luca di Venezia nel carnevale 1762 m. V., ossia 1763, qualmente si rileva dall’archivio di detto teatro, e da una lettera dell’A. punto contento che i comici l’avessero imbastita sulla traccia dell’estratto, spacciandola per cosa sua (v. nel libro del Mantovani già cit., p. 162), e due in Firenze al teatro di via del Cocomero, 13 sett. e 5 ott. 1775, a quanto si desume da due ottave di Jacopo Corsini (Ottave cantate nel tea. di via del Cocomero, Firenze 1776-77).

Di versioni, due solamente: una tedesca del Saal (Des Herrn Q. sämmtl. Lustsp., voi. I, 1767), ed una spagnuola inedita, dal titolo: El amor paterno o la criada reconocida (Catal. de las piezas de teatro e nel departamento de manuscritos della Bibl. Nacional, Madrid 1899, n. 167). G. dedicò l’Amor pat. «a Sua Eccell. il Signor Gio. Domenico Almorò Tiepolo», ambasciatore di Venezia a Parigi, al quale scrive «ritrovarsi contento in quella grande capitale», ma «aver sempre la patria in cuore», la patria comune. Era nato il Tiepolo nel I726 da Francesco e da Cornelia Mocenigo, e morì a Ginevra, mentre faceva ritorno a Venezia, come racconta pure il G. nelle sue Memorie III, 7 (v. Diario Veneto, 7 genn. 1765). È ricordato nelle lettere della signora Du Boccage all’Algarotti (Algarotti, Opere, ed. cit., t. XVII, pp. 60-61, 109): il Tiepolo stesso aveva chiesto nell’autunno del 1762 alla dama francese il permesso di presentarle il Goldoni.

C. M


L’Amor paterno fu stampato la prima volta l’anno 1763 nel t. V dell'ed. Pasquali, a Venezia, e fu ristampato l'anno stesso a Bologna (a S. Tomaso d’Aquino, t. II). Uscì di nuovo a Venezia (Savioli Xll, 1771 e 74; Pilteri 74; Zatta cl. 2, t. II, ’90; Garbo XII, ’96), a Torino (Guibert e Orgeas V, 72), a Lucca (Bonsignori V, ’88), a Livorno (Masi Xll, ’90) e forse altrove nel Settecento. — La presente edizione seguì il testo più curato del Pasquali e dello Zatta.

L’Extraìt de l’Amour Paternel, stampato in Appendice, è riprodotto dall’originale che uscì a Parigi nel 1762. Le note a piè di pagina appartengono al testo francese.