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IL VENTAGLIO 441

Geltruda. Sapete niente voi del signor Evaristo?

Susanna. Eh signora mia, so delle cose assai. Avrei delle cose grandi da dirle.

Geltruda. Oh cieli! Ho delle cose anch’io che m’inquietano. Ho veduto delle lettere che mi hanno sorpreso. Ditemi, illuminatemi, ve ne prego.

Susanna. Ma qui in pubblico?... Si ha da fare con delle teste senza ragione... Se vuole ch’io venga da lei...

Geltruda. Vorrei prima vedere il signor Evaristo.

Susanna. O se vuol venire da me...

Geltruda. Piuttosto. Ma aspettiamo Crespino.

Susanna. Eccolo.

Crespino. (Dall’osteria.)

Geltruda. E così?

Crespino. Non c’è, signora. L’aspettavano a pranzo, e non è venuto.

Geltruda. Eppure dalla caccia dovrebbe essere ritornato.

Crespino. Oh, è ritornato sicuramente. L’ho veduto io.

Geltruda. Dove mai può essere?

Susanna. Al caffè non c’è. (guarda in bottega)

Crespino. Dallo speziale nemmeno. (guarda dallo speziale)

Geltruda. Vedete un poco. Il villaggio non è assai grande, vedete se lo ritrovate.

Crespino. Vado subito per servirla.

Geltruda. Se lo trovate, ditegli che mi preme parlargli, e che l’aspetto qui in casa della merciaia. (a Crespino)

Crespino. Sarà servita. (s’incammina)

Geltruda. Andiamo, ho ansiosità di sentire. (entra in bottega)

Susanna. Vada, vada; sentirà delle belle cose. (entra)

Crespino. Vi sono degl’imbrogli con questo signor Evaristo. E quel ventaglio... Ho piacere di averlo io nelle mani. Coronato si è accorto che gli è stato portato via... Manco male che non sospetta di me. Nessuno gli avrà detto che sono stato a comprar del vino. Sono andato a tempo. Chi mai mi avrebbe detto che io avrei trovato il ventaglio sopra una botte? Sono casi che si danno, accidenti che accadono. Sciocco! lasciar il ventaglio