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IL VENTAGLIO 453

Giannina. (Alla finestra) (Non vedo Crespino. Dove sarà andato a quest’ora?)

Conte. Queste figure non sono ben dipinte, ma mi pare che non siano mal disegnate.

Giannina. (Oh cosa vedo! Il ventaglio in mano del signor Conte! Presto presto, andiamo a risvegliare il signor Evaristo). (via)

Conte. Basta, non si ricusa mai niente. Qualche cosa farò.

SCENA IX.

Barone dall’osteria, e detto; poi Tognino.

Barone. Amico, mi avete piantato lì.

Conte. Ho veduto che non avevate volontà di parlare.

Barone. Sì, è vero: non posso ancor darmi pace... Ditemi, vi pare che possiamo ora tentar di riveder queste signore?

Conte. Perchè no? Mi viene ora in mente una cosa buona. Volete ch’io vi faccia un regalo? Un regalo con cui vi potete far onore colla signora Candida.

Barone. Cos’è questo regalo?

Conte. Sapete che questa mattina ella ha rotto il suo ventaglio?

Barone. È vero; m’è stato detto.

Conte. Ecco un ventaglio. Andiamola a ritrovare, e presentateglielo voi colle vostre mani. (lo dà al Barone) Guardate, guardate, non è cattivo.

Barone. E volete dunque...

Conte. Sì, presentatelo come voi. Io non voglio farmi alcun merito. Lascio tutto l’onore a voi.

Barone. Accetterò volentieri quest’occasione, ma mi permetterete che dimandi cosa vi costa?

Conte. Cosa v’importa a sapere quel che mi costa?

Barone. Per soddisfarne il prezzo.

Conte. Oh cosa serve! Mi meraviglio. Anche voi mi avete donato quelle pistole...