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[in data 3 gennaio 1764-5] «ora i Comici, per quello che sento dire, sperano molto sul Ventaglio, et io spero, che accompagneranno le loro speranze con replicate prove, con esatta esecuzione» (Mantovani, op. cit., pp. 228, 231).

Se e come gli artisti rispondessero all’attesa del bravo Sciugliaga, la cronaca non dice. I Notatori Gradenigo (Museo Correr) recano solo questa notizia in data 4 febbraio 1765: «Nel Teatro appresso S. Giovanni Grisostomo, il titolo della commedia fu il Ventaglio, venuto da Parigi, composizione novissima del Poeta Carlo Goldoni, che oggi soggiorna in Francia - Erra il codice Gradenigo nel dare il nome del Teatro. Il Diario Veneto, più esatto, annuncia che al S. Salvatore (poi S. Luca) nel 4 febbraio 1765 si diede il Ventaglio «commedia novissima, mai più rappresentata» e si replicò il 6, 7, 8, 9 e 10 dello stesso mese.

Se la commedia, data il 4, si ripete ben cinque volte in quel mese, non si vede come si possa parlare d’insuccesso. Ma il Malamani afferma: «dialogata intieramente e spedita a Venezia, ebbe pari sfortuna al San Luca». (Nuovi appunti ecc., Venezia, 1887, p. 100). Anche Ernesto Masi, verisimilmente sulla fede del Malamani, scrive: «ma, neppur Venezia, sempre forse per la scarsa abilità dei comici, gli diede ragione» (Scelta di commedie di C. G., Firenze, 1897, vol. II. p. 351). E l’Allocco-Castellino, forte di questo preteso insuccesso, fantastica che il pubblico si scostava sempre più dal teatro goldoniano (Alberto Nota, Ricerche, Torino, 1912, pag. 6). Se mai, non vi contribuì il Ventaglio.

Le fonti, in ogni tempo copiose per la cronistoria del nostro teatro lirico, sono scarse per quello di prosa negli ultimi decenni del secolo XVIII e ne primissimi del seguente. Non ritroviamo il Ventaglio prima del 1815. Anche l’essersi stampato appena nel 1789 (Venezia, Zatta, e altrove) dovette ritardarne la notorietà pur tra i comici. Arrogi che nel periodo della rivoluzione e napoleonico il nostro repertorio drammatico si nutrì relativamente poco di sana merce goldoniana. Si torno ad attingervi largamente appena dopo il ’15. L’elenco che segue tien conto di recite, per il nome della compagnia, del teatro o per altre ragioni, notevoli. Il Ventaglio, pur vivo in ogni tempo sulle nostre scene, causa la difficoltà d’esecuzione (troppe prove richiede!) resta indietro per numero di recite ad altri lavori goldoniani di pari merito.

Nel 1815, il 13 febbraio, lo recita la Comp. Reale Italiana al servizio della corte di Napoli, al Teatro del Fondo. Figura tra gli esecutori Francesco Augusto Bon (Crespino), allora alle sue prime armi (cfr. Giornale delle due Sicilie e Sette lettere di F. A. Bon, annot. da R. Bratti. Riv. Teatr. ital. 1907, vol. XII, p. 15 (Estr.)).

Nel 1820, stagione d’autunno, al Teatro Re di Milano, la Compagnia Alberti e Rosa (Serie cronol. delle rappres. dei Teatri di Mil., ibid., 1821, p. 117).

Nel 1823, accolto nel repertorio della Compagnia Reale Sarda (Costetti, op. cit., p. 34).

Nel 1828, dicembre, al Teatro Re di Milano, Comp. Ducale di Modena [Bon-Romagnoli-Berlaffa] (I Teatri, Milano, 1828, 30 dic., p. 643).

Nel 1831, 24 ottobre, al S. Benedetto di Venezia, la stessa compagnia (Musatti, Cronistoria delle commedie del Goldoni nei teatri di Venezia, inedita).