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IL MATRIMONIO PER CONCORSO 517

Pandolfo. Io? Pazza! sciocca!1 Chi ti ha detto una simile bestialità?

Lisetta. Non mi avete voi promesso2 uno sposo ch’io conosco e ch’io amo? Io non conosco che Filippo, io non amo altri che il mio caro Filippo.

Pandolfo. Non conosci tu il signor Roberto, non hai parlato con lui, non gli hai fatto credere che lo ami, che lo stimi?

Lisetta. Non lo conosco, non so chi egli sia, abborrisco tutti fuor che Filippo.

Pandolfo. Non occorr’altro. Ho scoperto una cosa ch’io non sapeva. Va nella tua camera immediatamente.

Lisetta. Ma signor.....

Pandolfo. Va in camera, dico, non mi fare andar in collera maggiormente. Sai chi sono. Sai che cosa son capace di fare.

Lisetta. (Povera me! sono disperata!) Filippo.... (partendo)

Pandolfo. In camera. (pestando il piede)

Lisetta. (Oh che uomo! il cielo me lo perdoni; oh che bestia di uomo!) (parte)

Pandolfo. E voi, se avrete più l’ardire di parlare a mia figlia, e di solamente guardarla, l’avrete a fare con me. (a Filippo)

Filippo. Ma finalmente, signore, se ora avete un poco di danaro, ricordatevi quello che siete, e che siete stato.

Pandolfo. Basta così: meno ciarle.

Filippo. (Se non mi vendico, dimmi ch’io sono il più vil della terra. Sì, Lisetta sarà mia a tuo dispetto, a dispetto di tutto il mondo). (parte)

Pandolfo. Un locandiere! mia figlia ad un locandiere? E colei

  1. Così nelle ed.i cit. Nell’ed. Zatta è stampato: Pazza sciocca?
  2. Segue nelle ed.i cit.: «Lisetta. Non mi avete promesso uno sposo che amo, che conosco? Pandolfo. M’intesi dire del signor Roberto, che poco fa parlasti. Lisetta. Non lo conosco: non so chi sia. Filippo e l’idolo mio. Pand. Va in camera. Lis. Signore... Pand. In camera. Lis. Oh che uomo! Povera me, son disperata. (parte). Pand. E voi se avrete più l’ardire di parlare, e di... Filippo. Ma finalmente, signore... (non son chi sono se non mi vendico). (parte). Pand. Un locandiere! Mia figlia un locandiere! Anderò via; mi provvederò di un altro alloggio. Non vuo’ più lasciar quella sciocca in libertà. La chiuderò in camera... (serra l'appartamento). Son chi sono, e la voglio maritar da par mio. Temerario! Ignorante! Babeo! Son chi sono, e le foglie d’oro fanno cambiare li alberi delle famiglie».