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IL MATRIMONIO PER CONCORSO 547

Pandolfo. Via, via, un colonello non si può disgustare. Ditegli ch’è padrone. (al servitore che parte)

SCENA XIX.

Lisetta, Pandolfo, poi Filippo travestito con baffi.

Lisetta. Lasciate ch’io me ne vada.

Pandolfo. No, dovete anzi restare.

Lisetta. (Disgraziato! non lo posso vedere).

Filippo1. Star foi segnor2 Pantolfe?

Pandolfo. Io, per obbedirla.

Filippo. Star questa fostra figlicola3?

Pandolfo. Sì signor4, questa.

Lisetta. (Briccone).

Filippo. Per ferità star molte pella, star molte graziosa: parlare molto pene fostra gazzetta5, e ie trovar ancora tante più bellezze, tante pelle cose, che non afer mi lette gazzetta.

Pandolfo. È tutto effetto di sua bontà, di sua gentilezza.

Lisetta. (Mi viene volontà di cavargli gli occhi).

Filippo. Star molte modesta6: non fol mi foltati occhi pelli.

Pandolfo. Via, fate una riverenza al signor colonello.

Lisetta. (Maladetto). (da sè, senza mai guardarlo)

Filippo. Ontertien nigher diener, son fraul7 (passa nel mezzo, e si accosta a Lisetta8.)

Filippo. (Furbo, impostore). (si allontana un poco)

Pandolfo. Scusi, signor colonello, è9 vergognosetta.

Filippo. Je afer gran piacere de sua modestia. Mi dar licenza, signore, dir due parole a fostre figlie?10

  1. Qui comincia nelle ed.i cit. la scena XIX. Il breve dialogo che precede fa parte della scena XVIII.
  2. C. s.: sennor.
  3. Così è stampato nella ed.e Zatta. Nelle cit. ed.i: figlia.
  4. C. s.: signore.
  5. Le parole di Filippo, che qui seguono, mancano nelle ed.i citate.
  6. C. s.: moteste.
  7. C. s.: Gotten morghen, jun Frau.
  8. C. a.: va in mezzo.
  9. C. s.: è un po'.
  10. C. s.: fostra figlia?