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84 ATTO TERZO


serrao el balcon in tel muso. Lucietta no vol più Titta Nane. Le cria che le s’averzea, e ho paura che le se voggia tornar a dare.

Titta Nane. Sangue de diana! Com’èla? Sangue de diana! (parte)

Toni. Veggio andar a defendere mia muggiere. (parte)

Beppo. Se daremo, se daremo, faremo custion, se daremo. (parte)

Vicenzo. Fermève, fermève; no stè a precipitare. (parte)

Toffolo. Che i lassa stare Checca, oe! che i la lassa stare, (parte)

Isidoro. Sieu maledetti, sieu maledetti, sieu maledetti! (parte)

SCENA XVI.

Strada con case, come altre volte.

Lucietta e Orsetta alle finestre delle loro case, donna Pasqua di dentro.

Lucietta. Coss’è? No ti vol più mio fradelo? No ti xe gnanca degna d’averlo.

Orsetta. Oh! ghe vuol puoco a trovare de meggio.

Lucietta. Chi troverastu?

Orsetta. Rulob.

Lucietta. Ghe mancherave puoco che no te fasse la rima.

Orsetta. No se salo, che ti xe una sbocca c!

Lucietta. Sì, se fusse co fa tid.

Orsetta. Tasi sa, che son una putta da ben.

Lucietta. Se tale ti fussi, tale ti operaressi.

Orsetta. Via, sussurante.

Lucietta. Catta baruffee.

Pasqua. Lucietta, vien drento, Lucietta. (di dentro, chiamandola forte)

Lucietta. Ti gh’anderà via ve’ de sta contràf.

Orsetta. Chi?

Lucietta. Ti.

  1. Gridano a crepare.
  2. Termine di disprezzo, che non significa niente.
  3. Sboccata.
  4. Come sei tu.
  5. Catta, cioè trova; e qui vuol dire donna che ama le baruffe, e le cagiona.
  6. Di questa strada.