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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu/158

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152 ATTO SECONDO

Mingone. Il signor don Flaminio.

Lindoro. A chi li manda?

Mingone. M’ha detto di consegnarli alla signora Zelinda.

Lindoro. Regali di campagna? Finezze ancora dalla campagna? (leva il cesto al contadino con forza)

Zelinda. Che bestialità! Che furore!

Lindoro. E tu, briccone, sei il portatore de’ suoi presenti? (minaccia il contadino)

Mingone. Io non so nulla, signore. (fugge via)

Lindoro. Scellerato, indegno, ti arriverò. (prende i peri dal cesto, e li getta dietro a Mingane)

Zelinda. Fermatevi, pazzo, stravagante, furioso.

SCENA XVIII.

Don Roberto e detti.

Roberto. (Entra dalla parte medesima per dove fugge Mingone, e corre pericolo d’essere colpito) Cos’è quest impertinenza? (a Lindoro)

Zelinda. Ah signore, scusatelo per amor del cielo. (amorosamente a Lindoro e resta mortificato1 )

Roberto. Cosa fate voi qui? A che serve questo baule? (a Zelinda)

Zelinda. Sono costretta a partire, sono costretta a distaccarmi da voi. (piangendo)

Roberto. Chi lo dice?

Zelinda. Lindoro.

Roberto. Andate nella vostra camera. (a Zelinda)

Zelinda. Ma non vorrei che dicesse... (agitata)

Roberto. Andate nella vostra camera. (con forza)

Zelinda. V’obbedisco. (Stelle, abbiate pietà di me). (parte)

  1. Così è stampato nell’ed. Zatta, ma il testo non riesce chiaro. Il Cameroni, per es., corregge: amorosamente a don Roberto, e Lindoro resta mortificato (v. Capolavori di C. Goldoni, Serie II. Trieste, Coen, 1858). Si potrebbe anche intendere: amorosamente a don Roberto, e resta mortificata.