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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu/333

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LA BURLA RETROCESSA 327


Agapito. Ancora non c’è nessuno; e poi non siamo sicuri che venga nè il signor Pandolfo, nè la signora Costanza.

Roberto. Caro signor Agapito, se non siete sicuro che venga la signora Costanza, perchè mi avete fatto venire a pranzo dal signor Gottardo? Io stimo fino ad un certo segno il signor Gottardo, ma credetemi, senza la signora Costanza io non so che fare di lui.

Agapito. Ed io mi lusingo che ci sarà la signora Costanza, perchè or ora anderò a casa del signor Pandolfo, e pregherò lui e sua figlia in nome del signor Gottardo, e mi comprometto di farlo venire.

Roberto. Benissimo. Allora sarò obbligato a voi, e sarò obbligato al signor Gottardo d’invitarmi a pranzo da lui.

Agapito. Oh perchè il signor Gottardo è un uomo generosissimo, che tratta m casa sua tutte le persone di sua conoscenza. Si è sovvenuto di aver fatto con vossignoria qualche buon negozietto, spera di farne degli altri, e vuol cattivarsi la buona grazia di tutti.

Roberto. Bravo, se farà così, avrà degli amici, e farà del bene. Ma come ha egli cercato di unirmi col signor Pandolfo e la sua figliuola? È informato che io ho dell’inclinazion per lei?

Agapito. Sa tutto, e l’ha fatto apposta.

Roberto. Bravo il signor Gottardo. È veramente un galantuomo.

Agapito. È il re dei galantuomini. Ma io per altro ho il merito di averglielo suggerito.

Roberto. Vi ringrazio infinitamente. So il mio debito, e saprò essere riconoscente.

Agapito. Caro signor Roberto. Credo che parlando così, ella voglia scherzare. Ella sa ch’io sono un galantuomo, che non sono capace di meschiarmi in queste cose per interesse. Ho della stima, ho dell’amicizia per lei. Cerco di farle un piacere, se posso, e non ho altra mira che far per un altro quello che vorrei che fosse stato1 per me, se fossi nel medesimo caso.

  1. Così l’ed. Zatta. Altre edizioni correggono: fatto.