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28 ATTO PRIMO

SCENA IX.

Carlotto e la suddetta.

Carlotto. (Che ha nelle mani Camilla? Mi pare un ritratto. Ho sempre paura di quel maledetto Arlecchino, Sarebbe bella che un forestiere venisse a soverchiare un servitore di casa! Che un contrabbandiere venisse a frodare sugli occhi miei!) (da se)

Camilla.1 È bello, è rassomigliante; ma l’originale il sorpassa. Ha un certo vezzo Arlecchino, ha un certo riso grazioso... (Povera me! Carlotto!) (mette via il ritratto, perchè non sia veduto; e lo mette nell’altro taschino, non in quello dove ha messo il primo ritratto)

Carlotto. In che si diverte la signora Camilla?

Camilla. Oh sì certo! Chi sente voi, io non penso che a divertirmi.

Carlotto. Che cosa osservava di bello con tanta attenzione?

Camilla. Io? Niente.

Carlotto. Oh! questo niente è un poco troppo. Chi tutto nega, tutto confessa. Se non avessi veduto, non parlerei.

Camilla. Ebbene, che cosa avete veduto?

Carlotto. Che cosa ho veduto?

Camilla. Sì, sentiamo che cosa avete veduto.

Carlotto. Non ho avuto l’indiscrezion di sorprendervi; ma ci giocherei la testa che quello era un ritratto.

Camilla. Un ritratto?

Carlotto. È un ritratto. Ne son sicuro.

Camilla. È un ritratto? Bene, è un ritratto. E così?

Carlotto. E m’immagino di chi sarà quel ritratto.

Camilla. Di chi?

Carlotto. Di Arlecchino.

Camilla. Di Arlecchino?

Carlotto. Sì, di Arlecchino, e so quel che dico; e avanti che colui vada via, corpo di Bacco! mi vendicherò.

  1. L’ed. Pasquali apre qui subito la parentesi. Noi seguiamo l’ed. Zatta, che trasporta il segno là dove Camilla si accorge di Carlotto.