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48 | ATTO SECONDO |
de1 pennelli de far el mio ritratto per farme deventar matto? No m’importa de aver perso el ritratto; perchè averlo, o no averlo, per mi xe l’istesso. M’importa de saver, come e dove el xe andà2: averò guarda sessanta volte in ste maledette scarselle. (torna a guardarsi in saccoccia) Me par ancora impussibile... Orsù, no ghe voi più pensar, perchè le xe cosse da dar volta al cervello.
SCENA II.
Il Servitore ed il suddetto.
Servitore. Signor Arlecchino, ecco una lettera ed una scatola che viene a voi.
Arlecchino. A mi?
Servitore. Sì, a voi.
Arlecchino. Sarà per el mio patron.
Servitore. No, la lettera è diretta a voi.
Arlecchino. Mi non aspetto lettere da nissun. Ghe xe anca una scatola!
Servitore. Eccola qui. Una scatola col vostro nome. Al Signor Arlecchino Battocchio.
Arlecchino. Da dove vienla?
Servitore. L’ha portata un facchino.
Arlecchino. Ah! no la vien dalla Posta?
Servitore. Non credo. L’ha portata un facchino.
Arlecchino. Dove xelo sto facchin?
Servitore. È andato via subito. Mi ha dato la lettera e la scatola da consegnarvi, ed è subito andato via.
Arlecchino. Che ghe sia in Bologna qualche altro Arlecchin Battocchio?
Servitore. Io non so perchè facciate tante difficoltà. Osservate se la lettera viene a voi: Al Signor, Signor mio riveritissimo il Signor Arlecchino Battocchio, presso il Signor Roberto suo