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GLI AMANTI TIMIDI 57


Se podesse... sti pezzi de carta... se i se podesse unir!... Li faria lezer a qualcun altro. Vedemo un poco, se se podesse vegnir in chiaro, (va raccogliendo i pezzi di cada che sono sparsi qua e là per la scena.)

SCENA VI.

Anselmo ed il suddetto.

Anselmo. Dov’è il vostro padrone?

Arlecchino. No so gnente. (raccogliendo i pezzi)

Anselmo. Andate a vedere, se fosse nell’altra camera.

Arlecchino. El xe fora de casa. (raccogliendo)

Anselmo. Quando torna, mi preme parlargli. (cammina, e monta sopra i pezzi.)

Arlecchino. La prego. (impedisce che non calpesti i pezzi di carta)

Anselmo. Subito che viene, ditegli che favorisca venir da me. (cammina sopra i pezzi di carta)

Arlecchino. La supplico... (lo trattiene come sopra)

Anselmo. Ma che diavolo avete? Non mi abbadate? (dà una gran camminata sopra i pezzi di carta)

Arlecchino. Ma la se ferma per carità. (gridando forte)

Anselmo. Che cosa raccogliete?

Arlecchino. Ho bisogno de sti pezzi de carta. (raccoglie)

Anselmo. Via spicciatevi, e poi ascoltatemi, (si ritira un poco; ma ha un pezzo di carta attaccato ad una scarpa.)

Arlecchino. Con so permission.

Anselmo. Cosa c’è?

Arlecchino. Quel pezzo...

Anselmo. Qual pezzo?

Arlecchino. Sotto la so scarpa.

Anselmo. Sotto la scarpa? (striscia il piede)

Arlecchino. Ma no la me l’insporca, no la me lo ruvina1 (gli fa levar il piede pian piano, e raccoglie il pezzo)

  1. Zatta: rovina.