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138 ATTO QUARTO
Alvida.   E ti spaventa

De’ custodi l’aspetto? Avesti cuore
Di sciogliere i miei lacci ad onta loro,
E temerai la più leggera impresa?
Stenone. Ma il re stesso la guarda, il re che l’ama.
Alvida. Nè il re devi temer.
Stenone.   Ah! ingrata, il veggo,
Tu vuoi la morte mia.
Alvida.   Vendetta io voglio;
Chi non osa tentarla è mio nemico.
Stenone. Crudel, t’abbonirò. Ma tu frattanto
Vuoi qui sola restar? Se la tua fuga
Germondo penetrò, nuove catene
Temi e più forti ancor. Senza il mio braccio
Per te scampo non veggo. Andiamo, Alvida,
Fuor della reggia; in più sicura parte
Celati al re sdegnato.
Alvida.   A te non caglia
Più della vita mia che del mio cenno.
Vanne; corri a svenar la mia nemica.

SCENA II.

Cratero, soldati e detti.

Cratero. Alvida, ah che facesti? Un tradimento

Contro il nostro buon te tentar osasti?
Chi ti trasse da’ lacci?
Stenone.   Io le disciolsi
Quelle ingiuste catene.
Alvida.   A me nemico
Il germano si mostra?
Cratero.   Allor che sei
Traditrice, t’abbono. Io non conosco
Il sangue tuo, se lo rendesti oscuro.