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ROSMONDA 165
Pensa a quanto, ostinato, oggi tu perdi;

Pensa a ciò che cedendo acquistar puoi.
Hai desio di regnar? Ti cedo il regno.
Brami la libertà? Sciolgo i tuoi lacci.
Di vittorie sei vago? Eccomi teco.
Vuoi compensar del figlio tuo la morte?
Sia mia Rosmonda, e ne’ suoi figli avrai
Rinnovato il tuo sangue. Ardeti in seno
Desio di gloria? A superar te stesso
Ammaestra il tuo cor, le andate cose
Spargi d’oblio. Che più bramar potresti?
Che più darti poss’io?
Alerico.   Tutto il tuo sangue.
Germondo. Barbaro, discortese, il sangue mio?
Inesorabil, fiero!... Or va, mi scordo
D’ogni tenero amor, detesto, abborro
La stolta mia pietà... Mori... Custodi,
Quel superbo togliete agli occhi miei.
Alerico. Grazie, o Giove supremo. E giunto alfine
L’ultimo de’ miei mali. Non fui sì lieto
Quando la prima volta ascesi il trono.
Nume ch’al cielo e al basso mondo imperi,
Accogli un voto mio, l’ultimo, il solo
Che fervido t’indrizzo. Alla mia morte
Succeda quella di colui che abborro.
Sparga da più ferite il sangue infame,
E tutte provi quelle pene orrende
Ch’a me fece provar la sorte ingiusta.
(parte fra custodi

SCENA IX.

Rosmonda e Germondo.

Rosmonda. Ah Germondo...

Germondo.   Non più. La mia pietade
È inutile col padre, ed il tuo pianto