Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/190

Da Wikisource.
188 ATTO PRIMO
Ottone. Io vado esecutor de’ cenni tuoi;

Stan già presso le scale i grandi tutti
Impazienti di ciò; seco v’è pure
Il popolo minuto: e questo e quelli
Avrai tosto presenti: indi Griselda.
Lode al ciel, che ragion nel seno tuo
Vinse l’antico amor. (Lode ad amore,
Io comincio a sperar; trarrò ben io
Griselda ripudiata in mio potere). (da sè, e parte
Gualtiero. Vedrà questa superba ingrata gente
Chi sia quella ch’io finsi avermi eletta
Per nuova sposa. Oh come strano a tutti
Svelerassi l’arcano! Intanto armiamci,
Mio cor, d’alta costanza: simulando
Lo sdegno e l’empietà, venga al cimento
La virtù di Griselda. Ecco i superbi
Temerari vassalli. Il regio trono
Rendami grave, e al mio decoro assista. (va in trono

SCENA II.

Entrano i Grandi, fanno riverenza a GUALTIERO; vanno a sedere a’ loro posti, indi entrano soldati che si schierano.

Questo, popoli1, è il giorno, in cui le leggi

Da voi prende il Re vostro. A voi fa sdegno
Veder ch’empia il mio letto ed il mio trono
Donna avvezza a trattar rustico aratro.
Tale piacque Griselda agli occhi miei,
Tale voi la sdegnaste; io voglio al fine
Lei mirar co’ vostr’occhi, ed ogni affetto
Contrario alla ragion porre in oblio.
Decretato è il repudio, e voi ne siate
Giudici e spettatori; or che la rendo
Alle selve natie donde la trassi,
Col vostro amor quel del mio sen correggo.

  1. Nel lesto: Questo popoli.