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230 ATTO SECONDO
Gualtiero.   Rapir Griselda!

Corrado. Ed all’opra s’accinge.
Griselda.   E quest’ancora?
Oronta. Si punisca il fellon per tanto eccesso.
Gualtiero. Dia luogo ognun; e che mai perdo allora
Ch’è rapita Griselda? (le guardie partono
Corrado.   All’infelice
Tanto rigor?
Gualtiero.   Così mi giova.
Oronta.   Ed io...
Gualtiero. L’abbandona al suo fato!
Oronta.   Il tuo signore
Troppo è teco crudele.
Griselda.   Anch’io lo veggo.
Giusto Re, per pietà deh non lasciarmi
In cotanto periglio! Ah se tu brami
La morte mia, colle tue man piuttosto
Trafiggi questo sen.
Gualtiero.   Con il tuo pianto
Tu vorresti destare in me pietade,
Ma nasce il mio piacer dal tuo dolore.
Serve il fato crudel colle tue pene
A condur alla meta i miei disegni.
(parte con Oronta e Corrado
Griselda. Misera, che farò? Già veder parmi
Gente venir per la foresta: io sento
Già presso il calpestio: sola ed inerme
Qual difesa sperar? Ecco s’avanza
Ottone: oh temerario! Ove m’ascondo?
Ove fuggo? Ove corro? Ahimè, che è vano
Il correre, il fuggir. Con gente armata
Il fellon mi raggiunge. A qual difesa
Ricorrerò? Farà il mio dardo almeno
Quanto potrà. (prende il dardo