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DON GIOVANNI TENORIO 285
Le fatiche del padre. Ei vi destina

Uno sposo, che può di questo regno
Esser l’erede, e lo sarà, se il zio
Seguita ad abbonir di nozze il nome.
Donn’Anna. Comprendo il mio destin; ma qual pensate,
Lieta già non l’incontro.
Commend.   E che si oppone
Alla vostra letizia?
Donn’Anna.   Ah non so dirlo.
Commend. Aprite il vostro cuore.
Donn’Anna.   Io per lung’uso
Avvezza sono a dimorar con voi,
Nè staccarmi saprei dal fianco vostro
Senza un aspro dolore.
Commend.   Amata figlia,
Piacemi il vostro amor. Risento anch’io
Nel privarmi di voi staccar dal seno
Parte di questo cuor. Pure m’è forza
Superar il cordoglio, e umil la fronte
Al destino inchinar.
Donn’Anna.   Facciam noi stessi,
Padre, il nostro destin. Non è tiranno
Il ciel con noi, e violentar non usa
L’arbitrio de’ mortali.
Commend.   Egli dispone
In tal guisa però, che noi dobbiamo
Ciecamente ubbidire a’ cenni suoi.
Donn’Anna. Ed il ciel soffrirà che la mia pace
Abbia a sacrificar per uno sposo,
Che il mio cuore abborrisce?
Commend.   E pur poc’anzi
Di gradirlo mostraste. A Don Alfonso
Non ne deste l’assenso?
Donn’Anna.   Finsi allora
Per riverenza; al genitore or parlo