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288 ATTO SECONDO
Piacevole diporto, ancor darei

Per lo dolce piacer di starmi teco.
Carino. Ci rivedrem fra poco. Assicurato
Che avrò l’ovile, e dalle poppe il latte
Premuto avrò delle giumente, Elisa,
Ritornerò.
Elisa.   Deh fa che brieve, o caro,
Sia la tua lontananza; io non ho pace
Lungi da te. Nella capanna mia
Passerem della notte una gran parte
Fole narrando. Sai l’antica madre
Quanto goda vedermi a te vicina.
Carino. Chi di me più felice? Io non invidio
De’ più ricchi pastor fortuna amica.
Ma dimmi, Elisa mia, codesto affetto
Sempre a me serberai? Mi sarai fida?
Elisa. Mi offende il dubbio tuo. Vedrassi prima
Starsi col lupo l’agnellino in pace;
Dalle spine fruttar pomi soavi;
Volger al monte il loro corso i fiumi,
Ch’io ti manchi di fè. Tu sei, Carino,
L’unica del cuor mio pace e conforto.
Per te vivo e respiro, e voglio teco
O viver lieta, o terminar miei giorni.
Carino. Oh soavi parole! Oh cari accenti,
Che il cuor m’empion di gioia! Idolo mio,
Vo’ che finiam di sospirar; vedrai,
Se l’amor di Carino è amor sincero.

SCENA II.

Elisa sola.

È tempo ormai che una costante fiamma

Nel mio seno s’accenda. Amai finora
Quasi per giuoco, or vo’ cambiar costume.