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DON GIOVANNI TENORIO 337

SCENA II.

Donna Isabella in disparte, e detti.

Elisa.   Or via, la destra

Porgetemi di sposo.
D. Giovanni.   Ah non perdiamo
Il tempo, idolo mio; sollecitate
Lo scampo nostro. Sarò vostro, il giuro,
Tosto che in libertà con voi mi trovi.
D. Isabella. (Ah traditori)
Elisa.   Sì, voglio a’ detti vostri
Fede ancora prestar, benchè tradita;
Venite meco; i due german miei fidi
Ci additeran la sotterranea via,
Che dall’atrio conduce oltre le mura.
D. Giovanni. (Se ti posso fuggir, mai più mi vedi).
D. Isabella. (Non riuscirà del perfido il disegno).
Don Giovanni Tenorio, il ciel vi dia
Pace nel vostro amore.
Elisa.   E chi è costui,
Che importuno ci arresta? (a don Giovanni
D. Giovanni.   (Oh me infelice!) (da sè
(E un uom che sventurato ha perso il senno.
Mille favole sogna, ed a chi l’ode,
Or di riso è cagione, ed or di sdegno).
(piano ad Elisa
D. Isabella. Donna, se vuoi saper lo stato mio,
Chiedilo a me. Femmina io son tradita,
Ed hai presente il traditor fellone.
D. Giovanni. (Non vel dissi, ch’è stolto?) (ad Elisa
D. Isabella.   Amore e fede
Mi giurò quell’ingrato; indi spergiuro
Mi abbandonò.
D. Giovanni.   (Strana follia!) (ad Elisa

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