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RINALDO DI MONT'ALBANO 391
Gano.   V’intendo.

Deridete i miei sensi, e con mentite
Voci d’adulator voi mi schernite.
Ciò sia vostro malgrado. Oggi vedrete
L’eccelso frutto della vostra fede.
Ah! Rinaldo ingannato! Ah sventurato,
Benchè fido vassallo! Un’altra volta,
E fia l’ultima questa, io vel ridico:
O disponete il vostro cuor costante
Mille strazi a soffrir, e mille pene;
O secondate il mio consiglio. Io v’apro
Una facile via d’esser felice.
Rinaldo. Voi m’aprite una via d’esser infame.
Rinaldo traditor? Rinaldo in lega
Coi Maganzesi? Ah! non credea sì poco
Nota la mia virtude a’ miei nemici!
Tiranno il mio buon Re? No, non lo credo.
Ma se tale egli fosse, io non sarei
Men fedel, men divoto, a chi dal cielo
Mi fu dato in sovrano. Il mio Castello
Di levarmi minaccia? Ei n’è signore:
L’ebbi dagli avi suoi: può, se lo brama,
Senza colpa ritorlo. E sposa, e figlio
Vuol che sian suoi prigioni? Arbitro e Sire
Egli è di me, come di loro: io stesso
Condurrolli al suo piè. Vuole Armelinda
In suo poter? Giusta è la brama; ostaggio
Ella venne di pace, ed ha ragione
Carlo di custodirla. A me destina
Aspre catene, fiera morte? Io tutto
Soffrirò dal mio Re: sì, soffrirollo
Pria che sentirmi da un indegno labbro
Offrir grandezze d’ignominie a prezzo.
Guardatevi per quanto e vita e pace
Esser cara vi può, di ritentarmi