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RINALDO DI MONT'ALBANO | 395 |
Rinaldo. Non t’avvilisca, o figlio,
Il periglio del padre. Ah! L’onor nostro
Solo a cuore ti stia. Ceder vilmente,
Non è del valor nostro opera degna.
Spargasi tutto di Rinaldo il sangue,
Delle vene d’entrambi, anzi ch’io veggia
Trionfar di noi l’iniquità degli empi.
Ruggiero. Sagrifizio ben fatto a nostra gloria.
Vieni, perfido Gano. Eccomi in grado
Di morir pria che ritirarmi.
Gano. A voi, (alle guardie da basso
Trucidate Rinaldo.
(Mentre le guardie volgono contro Rinaldo, esce Carlo.
SCENA IV.
Carlo, Florante e detti.
Che si fa? Che si tenta?
Gano. Oh! come a tempo,
Signor, giungesti! Ecco l’indegno figlio
Del ribelle Rinaldo: eccolo in atto
Di nera ostilità.
Ruggiero. Signor, difendo
La ragion di mio padre.
Gano. E le difende
Contro l’armi del Re. Nè giova seco
La vita minacciar, per atterrarlo,
Del padre suo.
Carlo. Cedi, fellon, quel brando.
Renditi, o morirai. (a Ruggiero
Ruggiero. Morte m’eleggo
Piuttosto che viltà.