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430 ATTO QUARTO
Ci giurammo la fede. E chi giovarci

Più di lei ci potria? S’ella conferma
L’intelligenza del nemico nostro
Col re suo genitor; s’ella gli amori
Di Rinaldo comprova, abbiam l’intento:
Il forte perirà. Due son le vie
Che al precipizio pon guidarlo. Ardita,
Lo confesso, è la vostra; è però cauta
E sicura la mia. Dall’una all’altra
Ei fuggir non potrà.
Gano.   Saggio è il consiglio.
Uno si faccia, e non si ommetta l’altro.
Ma la notte s’avanza; ecco le guardie
Colla tenda regal. Quel ch’io là veggo,
Parmi Orlando. Egli è desso. Ite, germano;
Non ci ritrovi uniti.
Florante.   A stabilirmi
D’Armelinda l’amor, io vado intanto.
Doppio piacer trovo nell’opra: a quello
Dell’interesse, quel d’amor v’aggiunse
Il bel volto di lei. Se in pace io posso
Quel bel seno godermi, io son felice. (parte
Gano. Ed io felice son se posso il crine
Cinger di questo splendido diadema.
S’inganna troppo il credulo germano
Se il più bel frutto conseguir dell’opra
Egli pretende. Ei regnerà, ma lunge
Dal bel sen della Francia. A me riserbo
Di Parigi l’impero, e di quant’altro
Bello fa questo regno.