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432 ATTO QUARTO
Nella notte presente a voi la cura.

Al nuovo sol qui ragunar farete
Il Consiglio di guerra.
Orlando.   Ad ubbidirvi
Pronto vado, mio Re. (parte
Carlo.   Gano, mi sembra
Di vedervi turbato.
Gano.   Ed ho ragione
D’esserlo, mio gran Re.
Carlo.   Perchè?
Gano.   Si tratta
Dell’augusto mio Re: v’è chi congiura
Contro la vita sua. Terror m’opprime 1(1):
Lo confesso, Signor.
Carlo.   V’è chi congiura
Contro la vita mia?
Gano.   Pur troppo, o Sire,
V’è fra vostri vassalli il traditore.
Carlo. Svelatemi l’indegno: egli d’esempio
Farò agli altri che sia.
Gano.   Dell’empio il nome
Noto ancora non m’è. Da un fido servo
Palesata mi fu la rea congiura.
Ma dell’autor crudele, e dei seguaci
Complici suoi, dirmi non seppe il nome.
Eran chiusi gl’indegni in un romito
Rustico albergo, ed ei da un picciol foro
Tutto intender potè: fuggì poi ratto
Per non esser scoperto.
Carlo8. Ah! Dovrò dunque
Sempre viver tremando, e dovrò in tutti
L’assassino temer? Questa di morte
Sarà vita peggior.

  1. Così l’ed. Guibert e Orgeas (t. XII, 1777) di Torino ed altre. Nell’ed. Zatta leggesi m’oppone.