Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/446

Da Wikisource.
442 ATTO QUARTO
Invidiare in voi? D’un traditore

Forse le trame?
Rinaldo.   Io traditor?
Ruggiero.   Ne menti,
Cortigian scellerato.
Gano.   Io compatisco,
Giovane incauto, il tuo dolor. Dimani
Non parlerai così.
Ruggiero.   Perchè?
Gano.   La voce
Troncherà con il capo il giusto ferro
Di carnefice vile. (parte
Ruggiero.   Oh Dei! Che intesi?
Padre, noi morirem?
Rinaldo.   Può darsi, o figlio;
Sì, può darsi, che lunge il nostro fine,
Per voler degli Dei, da noi non sia.
Temeresti perciò?
Ruggiero.   Trema ciascuno
Della morte all’aspetto.
Rinaldo.   I vili, o figlio,
Ma i più forti non già. Dimmi, Ruggiero,
Come tu qui? Come in quest’ora; e come
Con il ferro alla mano?
Ruggiero.   A me diretto
Fu questo foglio. (gli dà una carta) Del mio Re la vita
Venni a salvare, e fui tradito. (Rinaldo legge piano
Rinaldo.   Ah! Figlio!
Siamo entrambi traditi. Un simil foglio
A me ancora pervenne. Opra è cotesta
Dell’industria di Gano.
Ruggiero.   E il scellerato
Dunque trionferà?
Rinaldo.   Speriam nel cielo,
Protettore del giusto.