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454 ATTO QUINTO
“Tanti trionfi non avria la Francia

“Acquistati finor, senza l’illustre
“Compagnia degli Adriaci eccelsi eroi.
“Felice chi ha l’onor d’essergli amico!
“A parte può sperar d’esser anch’egli
“Del favor degli Dei, che quella reggia
“E produsse e difende, e illesa sempre
“Serberà da perigli e da sventure.
Duci, tale è Rinaldo: è tal colui
Che contro l’Africano or fu spedito
Dal vostro Re; della condotta mia
Tutti i guerrieri in testimonio io chiamo,
Che fur meco all’impresa; essi diranno
Qual via si tenne; ove attaccai la pugna;
Chi fuggì, chi pregò; chi della tregua
Fu primo a favellar. Di tutto io resi
Esatto conto al mio Signor: sarebbe
Inutile il ridirlo. Ov’è chi ardisce
D’infedeltà tacciarmi? Ov’è chi afferma
I neri patti, i stabiliti impegni
Col re Moro tenuti? Ad accusarmi
Gano solo non basta: i testimoni
S’hanno a produr, perchè d’un reo decida
Giustamente il Consiglio. Io d’Armelinda
Sono amante imputato? Ov’è Armelinda?
A che1 non viene a sostenerlo? Ah! tanto
Ella non ardirà. Come Rinaldo
Aspirare di Francia alla corona,
Se tante volte la corona in fronte
Stabilì al suo Signor? Mente chi ’l dice.
Rinaldo è cavalier; Rinaldo è fido.
Fummo trovati, è ver, col figlio mio
Presso la regal tenda, armati, in ora
Destinata al riposo: ma fu questa

  1. Così nella edizione di Torino. L’ed. Zatta: Ah! che.