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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/465

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RINALDO DI MONT'ALBANO 461
All’orribile eccesso; e poi tradisti

La natura così, così la fede!
Vado a morir: indegno son di vita,
Lo confesso pur troppo: oh Dei! Perisse
Ancor con me la ria memoria indegna
Della mia infedeltà. Ma no, d’esempio
Al mondo servirà la rimembranza
De’ miei neri delitti e di mia morte.
(parte, condotto da guardie
Ruggiero. Padre, quanto m’incresce che costui
Vada a morir.
Rinaldo.   Perchè?
Ruggiero.  Perchè vorrei
Poterlo di mia man stendere al suolo.
Rinaldo. Frena gl’impeti rei della vendetta.

SCENA ULTIMA

Clarice e detti.

Carlo. Rinaldo è il più fedele1

Cavalier della Francia, e da Ruggiero
Molto si può sperar, quando dal padre
Apprenda a moderar gl’impeti fieri.
Armelinda. Signor, di me che fia?
Carlo.   Voi tornerete
Ben tosto al genitor: approvo quanto
Rinaldo stabilì: da me saranno
Della pace comun soscritti i patti;
Ma, Principessa, perchè mai diversa
Mi parlaste voi ieri, e di Rinaldo
Perchè nemica vi mostraste?
Armelinda.   Io, Sire,
Rinaldo amai, e l’amo ancor, d’amore
Tale però che non offese mai
L’onor suo, l’onor mio; sperai salvarlo

  1. Abbiamo qui un settenario, In qualche edizione dell’Ottocento fu aggiunto e valoroso.