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ENRICO 485
Era il mio genitor, pagò il tributo

Che dee pagare ogni uom1; ma che vi sembra
Del nuovo re? Potea sperar il regno
Più degno successor?
Matilde.   No certamente;
E sia con pace de’ monarchi estinti,
Tanto la fama altrui sorpassa Enrico,
Quanto più delle stelle il sol risplende.
Costanza. Com’è gentil! come gli ride2 in viso
Soave maestà!
Matilde.   Che nacque al trono
Mostrano gli occhi suoi.
Costanza.   Felice quella
Che godrà l’amor suo!
Matilde.   Di cento regni
Val più di Enrico il cor.
Costanza.   Ma chi vi sembra
Che possa far di sì bel core acquisto?
Matilde. Molte son degne per natali illustri,
Per virtù rare e per bellezze conte:
Fra le quali Anagilda, Avira, Oronta,
E Manane, e Clotilde, e Aurora, e Livia,
E tant’altre del regno illustri donne.
Costanza. Sì modesta Matilde? Il vostro nome
Non ponete fra queste?
Matilde.   Io, principessa,
So che degna non son3 di sì gran fregio.
Costanza. Figlia voi di Leonzio, al quale4 Enrico
Cotanto deve e per cui tanto acquista,
Sperar potete.
Matilde.   Son5 di regal sangue
Quelle di cui parlai. Son io vassalla;

  1. Bett.: Di nostra umanità.
  2. Bett.: come riserba.
  3. Così l’ed. Bettinelli. Nell’ed. Zatta si legge: Io degna non son ecc.
  4. Bett.: a cui.
  5. Nelle edd. Bett. e Zatta: sono.