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ENRICO 487
Matilde. E potria quel che regna ancor servire.

Costanza. Sì, v’intendo; potrebbe oggi Costanza
Voi servir, sua regina.
Matilde.   A tanta sorte
Non aspira il mio cor.
Costanza.   Ma l’aspirarvi
Non crede1 audacia?
Matilde.   Non rispondo. Io sono
Figlia d’austero padre, e non mi scosto
Dal voler suo.
Costanza.   S’ei lo volesse adunque,
Piacerebbevi il grado?
Matilde.   E a chi potrebbe
Spiacer d’esser regina?
Costanza.   Assai, Matilde,
V’ho sofferto sinor. Tanta baldanza
In voi non mi credea. L’audace fasto
Portar sugli occhi miei? Voi mia rivale
Dichiararvi sì franca?
Matilde.   Io, principessa?
Siete in error. Vostra rival non sono.
Enrico forse a voi promesso ha il core?2
Ciò non sapea.
Costanza.   Superba, il nuovo scherno
Mi pagherete un dì.
Matilde.   Voi v’irritate
Troppo fuor di ragion. Contendo forse
lo la vostra grandezza?
Costanza.   Invan contesa
Mi verrebbe da voi. Basso vapore
Invan s’innalza ad oltraggiare il sole.
(entra ne’ suoi appartamenti

  1. Bett.: forma.
  2. Bett.: il trono?