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498 ATTO SECONDO
Popolo. Viva il Re nostro!

(Al suono degli strumenti, il popolo si divide in due file verso l’appartamento reale; Enrico s’avvia pel mezzo, ma prima guarda sospirando Matilde, ed essa pure sospirando lo mira. Tutti seguono il Re, fuorchè dessa e Leonzio.

SCENA IV.

Leonzio e Matilde.

Leonzio. Ah Matilde, Matilde, i vostri sguardi

Sono del vostro cuor gli esploratori.
Voi nutrite nel sen l’ingiusta fiamma;
Voi, lo veggo pur troppo, ancor seguite
A compiacervi d’un amor funesto.
Ma così della mente avete chiuso
L’orecchio alla ragion? Sì poco in voi
Puote il dover, puote del padre il cenno?
Orsù; m’udite. Io tollerar non posso
D’arrossirmi per voi. Veggo il periglio
In cui sta vostra fama, e vi provvidi.
Al più degno d’amor1, al più glorioso
Cavalier di Sicilia, al più felice
Per fortuna, per sangue e per virtute,
Sposa vi destinai. Sì, sarà Ormondo,
Pria che termini il dì, lo sposo vostro.
Matilde. (Oh Dio! che sento mai! Qual freddo orrore
Mi ricerca le vene? Io sposa? Io d’altri
Che d’Enrico sarò? Mancava questo
Tormento all’alma mia!) (piange
Leonzio.   Voi lacrimate?
Capace non credevo il vostro cuore
Di cotanta viltà. V’amo, e mi sento
Trapassato nel sen dal dolor vostro.

  1. Bett.: e vi providi — Spero con piacer vostro.