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512 ATTO TERZO
Enrico. Come? Quando? Perchè? Barbara! Ingrata!

Mi schernite voi forse, o pur di fede,
Cruda, mancaste? Ah che il dolor m’opprime
Non resisto al gran colpo... Io già mi sento
Della morte l’orror scorrer ne’ visceri1.
Matilde. (Come finge l’infido!)
Enrico.   Ah stelle ingrate!
Leonzio traditor! Figlia spietata!
Tutti, ahimè! congiurati a danni miei...
Ma voi, voi che stamane a me giuraste
La vostra fè, voi mi tradite?
Matilde.   Ingiusto!
Io tradirvi? Son io la rea, l’infida?
Della vostra incostanza invan cercate
Simular il delitto. Agli occhi miei
Forse non crederò? Mal grado a quanto
Io stessa udii, vi crederò innocente?
No, Enrico, nol sperate: i sensi miei
Testimoni non son da porre in dubbio.
Enrico. E pur tradita v’han quei testimoni,
Che a voi sembran sì fidi.
Matilde.   E come? Io forse
Confermar non v’intesi il regio dono
Fatto a Costanza? Voi la destra e il core
Non prometteste a lei? La vostra fede
Data in pubblico avete, e v’impegnaste
Seguir la legge del monarca estinto.
Alla nuova regina e vostra sposa
Dato i sudditi vostri hanno gli omaggi;
Lo vidi io stessa. Fui presente io stessa
Al momento fatal di mie sventure.
Travidi forse? M’ingannai? Crudele,
Dite, dite piuttosto, che Matilde
Non doveva anteporsi a un regal trono;

  1. Bett.: nel seno.