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50 ATTO TERZO
Senza macchiar l’accusatrice. Oh numi!

Di quanto peso caricaste mai
Della terra i monarchi! Oh quanto riesce
Difficil cosa il maneggiar sul trono
Le bilance d’Astrea! Spogliar si deve
D’ogni passion chi regna, e a spose e a figli
E ad amanti e nemici esser eguale.
Nè basta ancor. Chi assicurar ci puote
Dagl’inganni del mondo? I rei ministri
Oh quante volte con studiate frodi
Fan tradir la giustizia al re tradito!
Vadan lungi da me. Ma se ne1 viene
Belisario opportuno; ora mi giovi
L’arte del simular sino ch’io giunga
D’un tanto arcano a discoprire il fondo.
Belisario. Cesare, gli Affricani osan superbi
Con nuova ribellion scuoter il giogo
Che la tua mano al loro collo impose.
Io, signor, se il permetti, io tosto corro
A raffrenar quel forsennato orgoglio.
Giustiniano. Vi andrai, ma non sì tosto. Al loro ardire
S’opponga Ormondo: egli, cui dato è il peso
Di moderar que’ mostri, ei li punisca.
Vi andrai tu allor che più bisogno il chieda.
Belisario. E partendo e restando, e in guerra e in pace,
A te servo, signor, s’io t’obbedisco.
Giustiniano. Belisario, sediamo, e dimmi omai
Chi sia colei che adori, e che crudele
Non si move a pietà2. Mi palesasti
Poc’anzi l’amor tuo, ma poscia il nome
Della bella tacesti; or me lo svela.
Belisario. Dura cosa mi chiedi, e tal che puote
Svegliar nel petto mio l’usata doglia.

  1. Nel testo: sen.
  2. Nel testo c’è il punto interrogativo.