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522 ATTO QUARTO
Che minaccia al cuor mio strage e ruina.

Già preveggo il mio danno, e mi dispongo
A soffrirlo con pace. Io sol vi chiedo
Di saper da voi stesso il mio destino.
Se mi amate davvero, e se pensate
Di farmi vostra, più felice al mondo
Non saravvi di me. Se non mi amate,
Se sperarvi non posso, il colpo atroce
La morte mi darà, ma soffrirollo1 O
Costante sì, che il mio dolor non paia.
Bastami che sincero il labbro vostro
Meco parli, nè il sappia altri che noi.
Seconderò gli affetti vostri. Io stessa
Rivocherò del genitor la legge;
E mostrandomi avversa agl’imenei,
Metterò in libertà la vostra mano,
E senza me vi formarete il trono2
Posso vendervi, Enrico, a minor prezzo
Tutta la mia fortuna?
Enrico.   Ah, principessa,
Se di tanta virtù foss’io capace,
Felice me! Voi mia regina e sposa
Sola sareste, se il mio cor potesse
Amare in libertà. Pur troppo i’ deggio
Confessarvi che amor...
Costanza.   Tanto mi basta.
Ingratissimo Enrico, assai comprendo
La vostra infedeltà. Voi mi tradiste
Per usurparmi il trono; ed or sperate
Dividerlo con altri a mio dispetto;
Ma lo sperate invan. Vile cotanto
Non son per sofferir sovra il mio soglio
Donna qualunque sia.

  1. Bett.: Sarà al cor mio; ma di soffrirlo io giuro ecc.
  2. Bett. : vi fermarete in trono.