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ENRICO 549

SCENA IX.

Riccardo dalla porta comune e detti.

Riccardo.   Signor, venite (a Leonzio

La figlia a riveder l’ultima volta.
Leonzio. Perchè l’ultima volta?
Riccardo.   Ella già muore.
Enrico. Ahimè! come? che dite?
Leonzio.12 Oh me infelice!
Riccardo. A piede1 delle scale Ormondo giace;
Che non soffrì d’esser più oltre scorto
Pe ’l sangue che spargea. Posato appena
Sull’ultimo gradin, di due soldati
Fra le braccia pietose, un mesto pianto
S’udì dall’alto, che d’Ormondo il nome
Fra singhiozzi e sospiri accompagnava.
Alzò gli occhi languenti il moribondo,
Vide la sposa, e con le braccia aperte
Chiamolla a sè. Come se l’ali avesse
Rapida scese, e in men ch’io non lo narro,
Si slanciò tra le braccia dello sposo2.
Finse pietà l’iniquo, ed amoroso
D’abbracciarla mostrando, dal suo fianco
Cacciò uno stile e gliel piantò nel petto.
Mori, disse ferendo3, e meco vieni
Fedele in morte, se noli fosti in vita.
La misera baciò la man crudele
Che l’aveva ferita e nulla disse,
Chè morte le gelò repente il labbro4.
Leonzio. Infelice Matilde, in quello stato
Di vederti non soffre un vecchio padre!

  1. Bett.: piedi.
  2. Bett.: Fece tutta la scala. In braccio tosto — Si gettò dello Sposo, ed egli allora, — D’abbracciarla mostrando, dal suo fianco — Cacciò uno stilo, e trapassagli il seno.
  3. Bett.: in ferindo.
  4. Bett.: Che l'estremo dolor le chiuse il labbro.