Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/565

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NOTA DEL COMPILATORE

Fin dal 1750 il Goldoni nella prefazione alla Donna di garbo, che uscì nel primo tomo delle sue Commedie edite da Giuseppe Bettinelli, rivolgendosi in forma di lettera all’editore stesso, si lagnò che il suo Belisario fosse stato “clandestinamente” e contro il suo “sentimento” stampato “in Bologna dell’anno 1738, tutto sfigurato e mal concio”. Si lagnò di nuovo nella prefazione al tomo XIII (1774) dell’edizione Pasquali con queste parole: “Non so s’io potrò determinarmi a mettere un giorno quest’Opera nella mia edizione: essa è stata stampata a Bologna pessimamente, in dodici, sopra un originale rubato e scorretto. So ch’è divenuta rarissima, e ne ho piacere” (vol. I della presente ed., pag. 105). Nella Drammaturgia dell’Allacci continuata da Giovanni Cendoni e da Girolamo Zanetti, e stampata a Venezia nel 1755, trovasi infatti ricordata La Gloriosa Cecità del gran Belisario “in Bologna, per il Pisarri, 1738, in 12, del Dottor Carlo Goldoni Veneziano”. Probabilmente ne esiste ancora qualche esemplare, ma non mi è noto. Nella Biblioteca Comunale di Bologna trovasi invece una ristampa, pure rarissima, col titolo seguente:

LA GLORIOSA

CECITÀ

DEL GRAN

BELLISARIO

TRAGEDIA

DI LIETO FINE.

In Bologna per Costantino Pisarri sotto le

Scuole. 1740. Con. lic. de’ Superiori.

Per la squisita cortesia del comm. Albano Sorbelli, soccorrevole sempre agli studiosi, ho potuto esaminare a mio agio questo libretto (in-12°, pp. 86; reimprimatur in data 9 luglio 1740) ch’è certamente fedele al copione sul quale recitarono il Belisario goldoniano i comici della compagnia Imer nel 1734 e