Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/86

Da Wikisource.
Misero Belisario! Or vengan pure,

Vengano i sollevati, e me dal trono
Balzando strappin l’oriental corona
Da questa fronte. Vengano fastosi,
Che la mia sicurezza, il lor terrore
Languendo sta di Belisario accanto.
Narsete. Ah Cesare! ah signor! perchè cotanto
Fosti seco crudel?
Giustiniano.   Al fato il chiedi,
Che colpevole rese il forte eroe.
Narsete. Di qual fallo egli è reo?
Giustiniano.   D’aver tentata
Di Giustinian la sposa.
Narsete.   Ah sei tradito!
Belisario è innocente.
Giustiniano.   Io stesso vidi
Ciò che basta a provar il suo delitto.
Narsete. Ah! pur troppo vedrai che t’ingannasti.

SCENA II.

Antonia in abito da uomo, e detti.

Antonia. Al monarca maggior che il mondo adori

Chiede asilo e pietade un’infelice,
La di cui vita un’empia donna insidia.
Narsete. (Antonia salva? Il cor m’esulta in petto), (da sè
Giustiniano. Come! Antonia? Perchè con queste spoglie?
Antonia. Per salvar la mia vita e l’onor mio.
Giustiniano. E non basta la reggia a preservarti?
Antonia. Anzi sta nella reggia il mio periglio.
Giustiniano. Spiegati; io non t’intendo.
Antonia.   A te, signore,
Meglio di me lo potrà dir Narsete;
Egli sa la cagion di mie sventure.