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BELISARIO 89
E m’accertò ch’è qui l’imperial trono;

Che qui fra poco Giustinian s’attende.
Trovassi almeno il soglio. Il piè che tante
Volte lo passeggiò, dovria trovarlo.
Eccolo, è questi al certo. Or qui m’assido.
Che se gli occhi ho perduti, ho però in petto
Lo stesso cor di Belisario ancora.
Soglio, non ti sdegnar, se un cieco a’ piedi
Tuoi qui s’asside, chè più cieco è quello
Che l’alto grado maestoso ascende.
Cieco è ciascun che di mortal grandezza
Troppo invaghito, i precipizi suoi
o non cura superbo, o non discerne; .
E cieco è quel che di fortuna al riso
Troppo s’affida e il variar non teme.
Apprenda ogni mortali dal mio destino,
Che chi serve a monarchi, o presto o tardi,
Scopo si rende dell’invidia altrui.
Onde fia meglio in umile capanna
Passar i giorni lieti a parca mensa,
Che fra ricchi splendori in regio tetto.
Parmi di sentir gente.

SCENA V.

Giustiniano conducendo a forza Teodora; guardie e detti.

Teodora.   Ove mi guidi?

Giustiniano. Vieni che lo saprai.
Teodora.   (Numi! Qual vista!) (da sè
Belisario. Amici, per pietà dite chi siete.
Giustiniano. Belisario, son io...
Belisario.   Ah gran monarca (s’alza con riverenza
Dell’impero del mondo, almen permetti