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96 ATTO QUINTO
Le sacrileghe colpe. Tu, spergiura, (ad Arianna

Incostante, infedel, tu l’hai sedotto;
Tu il rendesti superbo, e tu fors’anco
Della fuga di lui trovasti i mezzi.
Arianna. Ah sposo! il tuo dolor...
Anastasio.   Taci, crudele,
Sposo tuo non mi dir; 1 so che l’amore
Meco in odio cangiasti.
Arianna.   Io son...
Anastasio.   Tu sei
Una infedele, una spietata. Io sono
Tradito, abbandonato, in odio a tutti
Per tua sola cagion. Venga Giustino,
O Amanzio venga, o Vitaliano, o tutti
Volgano uniti ad assalir Bisanzio,
Non li temo, non fuggo. Io vuo’ morire
Coll’allor sulla fronte, in onta ancora
Degli uomini, dei Numi, e del mio fato.
Eufemia. Tu deliri, germano...
Anastasio.   Ah scellerata! (ad Eufemia
Tu di fasto accendesti il cor dell’empio
Coll’indegno amor tuo. Per te Giustino
Orgoglioso divenne. Agli occhi 2 miei
Toglietevi, d’orror barbari oggetti.
Non conosco la sposa; odio il mio sangue;
La luce aborro, sin 3 la vita istessa
Mio tormento divenne 4. Ombra superba
Dell’estinto Zenon, sarai contenta; 5
O Dei, del fato mio paghi sarete.
Il fulmine fatal sul non temente

  1. Nel me. c’è qui il punto fermo.
  2. Inutile ripetere che il Goldoni scrive agl’occhi, degl’uomini ecc.
  3. Ms.: e sin.
  4. Ms.: diviene.
  5. Nell’autografo c’è punto fermo. Poi segue: Più non ti sdegnerà veder nel Soglio, — E nel tuo letto un successor, che spiacque — Forse al tuo fasto. Crudi Dei, sarete — Paghi alfin del mito Fato. Attendo, attendo — Il fulmine fatal, che à fin mi tragga, — Ma l’attendo da forte, e ancor morendo — Sarò Anastasio, Imperador d’Oriente. Avverto che sulle preposizione a e sulla congiunzione o il Goldoni pone sempre l’accento.